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Le scritture danzanti  in piccole tessere di Atsuo Suzumara

di Rosetta Berardi

p22

“Buon Anno e auguri a tutti! Siete invitati all’inaugurazione della mia mostra EMBLEMA, sabato 15 gennaio 2011 alle ore 18 alla galleria NiArt di Ravenna”. Così Atsuo Suzumara (Gifu 1981) invita i suoi amici di facebook alla sua personale ravennate. 

L’invito è stato accolto in massa e Atsuo ha presentato a un foltissimo pubblico straripante dalla galleria, il suo ultimo lavoro eseguito durante l’esperienza di un anno vissuta a Ravenna.

Con questa esposizione la galleria NiArt diretta da Felice Nittolo prosegue il lavoro di indagine sui giovani protagonisti che si affacciano sulla scena dell’arte del mosaico contemporaneo.

Durante il suo soggiorno italiano, Atsuo entra in relazione con l’opera dei mosaicisti ravennati ma non solo: ha fatto esperienze didattiche  presso la scuola per il Restauro della Soprintendenza e presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ha visitato diversi siti archeologici sparsi lungo la nostra penisola.  Il giovane artista giapponese tiene conto di queste esperienze, ne fa tesoro e nella sua riflessione artistica non perde mai di vista la lezione che ne ricava traendone una poetica estremamente raffinata e sofisticata.

Significativo il titolo della mostra EMBLEMA che richiama, appunto, il tipo di mosaico antico caratterizzato da piccole tessere disposte in maniera asimmetrica ma che seguono il contorno delle immagini: Opus vermiculatum. Una vera e propria figurazione le cui caratteristiche pittoriche sono determinanti. Nei mosaici pavimentali o parietali romani al centro poteva essere inserito un piccolo quadretto detto appunto “Emblema”.

Si è detto di Atsuo artista meditativo e raffinato.

È vero, la sua arte rivela un animo meditativo. Il senso poetico  invade il pensiero di Atsuo e ne determina l’azione  restituendoci opere dove la percezione di armonia, poesia, equilibrio è molto evidente.

Nei mosaici di Suzumara si coglie un vibrante insolito linguaggio: un testo ininterrotto in una fluida conversazione di tessere preziose e minute che sembrano danzare in consonanza con il solo scopo di ricongiungersi in magiche forme di figure e al fine di evocare storie poetiche vorticose.

Nelle sue opere troviamo un impero di segni, una sorta di scrittura danzante.

È davvero incredibile come dopo appena due mesi dal felice momento in cui Atsuo inaugura la sua personale a Ravenna, momento in cui saluta i tantissimi amici presenti alla mostra, poiché da lì a qualche giorno sarebbe ritornato in Giappone, l’11 marzo 2011 egli scrive sulla sua pagina di facebook: “ancora vivo. Sto dormendo all’Università dove lavoro. Adesso ho paura della centrale nucleare di Fukushima. Mi mancate tutti”.

Così scrive Atsuo dal suo Giappone, paese divenuto ad un tratto teatro di un disastro immenso davanti agli occhi impotenti di tutto il mondo.

Ma Atsuo Suzumara  continua nella sua ricerca artistica, sempre più con passione e costanza, verso i suoi orizzonti progettuali esattamente come ci dimostrerà con la sua prossima produzione artistica. Atsuo sarà presente, in ottobre, alla prossima edizione di Bibliomosaico per il Festival Internazionale del Mosaico Contemporaneo RavennaMosaico, con un libro d’artista in tessere musive.

 

 

After After

di Daniele Torcellini

p30

 

Dal 19 marzo al 16 aprile 2011, la galleria d’arte niArt ha ospitato la mostra After After, curata da Felice Nittolo, Luca Maggio e Daniele Torcellini. Il progetto After portato avanti da Felice Nittolo negli anni fra il 1991 e il 2001 aveva l’obiettivo di coinvolgere una selezione di studenti diplomati presso l’Istituto d’Arte per il Mosaico “G. Severini” con lo scopo di mettere in pratica ma anche superare e andare oltre - andare dopo - gli insegnamenti ricevuti durante gli anni scolastici.

After After, a distanza di 10 anni, apre la galleria ad alcuni di quegli studenti, oggi artisti espressivamente maturi ed affermati, in dialogo con altri più giovani artisti, formati a Ravenna e prevalentemente intorno al linguaggio del mosaico. Fermarsi e riflettere su esperienze che si sono sviluppate e aprire possibili percorsi di esperienze che si svilupperanno sono i due poli intorno ai quali si collocano gli artisti in esposizione.

Diversi sono gli orientamenti che emergono dalla selezione di opere esposte. Le ricerche più strettamente legate al linguaggio del mosaico nella sua veste classica si declinano in forme e in scelte che pongono accenti diversi e inconsueti, alla ricerca di realismi o di astrazione, attraverso superfici preziose e variamente trattate, in una stretta aderenza tra forma e contenuto. Arianna Gallo propone un dittico in cui la tradizione formale ravennate, accostata ad un ampio uso di lamine in piombo, si sposa ad un immaginario di stampo surrealista. Le valenze pittoriche della ricerca di Matilda Tracewska si traducono in un’opera in cui cifra stilistica primaria e soggetto è la modulazione della luce in un chiaroscuro di raffinata sensibilità. Gianluca Costantini propone in mosaico la traduzione di un fumetto, realizzata in collaborazione con il laboratorio Koko Mosaico. L’immagine si arricchisce di possibilità espressive scultoree in un sovrapporsi di livelli aggettanti a mo’ di basso rilievo. Valeria Ercolanipropone una delicata superficie musiva astratta, dai toni azzurro pastello.

L’indagine sulle tessere e sul rapporto colore/forma/andamenti si presta a sottili modulazioni ai limiti della percezione. L’immaginario poetico, sospeso e sfuggente di Takako Hirai è rappresentato in mostra da un’opera nella quale lo sguardo dell’osservatore coglie a fatica la relazione di sguardi messa in scena, tra presenze assenze e presenze sovradimensionate. Atsuo Suzumura articola superfici in movimenti circolari che determinano una interazione e uno scambio di letture tra astrazione e rappresentazione.

Le opere in cui il mosaico si fa rivestimento di superfici, in termini di citazione, di negazione o di ossimoro, sempre relazionandosi all’oggetto rivestito, giocano la partita con consapevolezza concettuale e rigore tecnico. L’immaginario pop ingigantito alla Claes Oldemburg, si riveste in Silvia Naddeo di nuove possibilità espressive, articolando superfici trattate secondo le specificità linguistiche del mosaico ravennate. Un doppio gioco citazionistico in un mash-up antistorico che vede ora ingigantito un biscotto da prima colazione alle gocce di cioccolato. Roberta Grasso crea ossimori visivi. La tecnica musiva ravennate, con le sue aspre superfici pericolosamente manipolabili per la disposizione delle tessere, frammenti taglienti di vetri, marmi o pietre, è disposta su superfici morbide, quelle di un cuscino, allettando le tessere con colle siliconiche.

Nell’opera presentata da Dusciana Bravura le preziosità di superfici che caratterizzano la sua ricerca si traducono in una struttura modulare, potenzialmente infinita, in cui il richiamo a decorazioni da tappezzeria elegante si irrigidisce in forme che ricordano il rivestimento a cuscini antiurto di una camera di isolamento per soggetti psicotici.

Se in alcune espressioni artistiche il mosaico è più fatto concettuale, ricordo, lontano referente, in altre diviene oggetto di indagine analitica nelle sue stesse modalità realizzative. La ricerca artistica di Giorgia Severi, sulla artificialità di una natura cresciuta in vitro, nel rapporto tra sperimentazione chimica e colture, è presente con un lavoro, memore dei tappeti natura di Piero Gilardi, in cui gli elementi compositivi di un ipotetico mosaico naturale sono piante e pietre. Nell’opera di Mattia Battistini l’aspetto musivo sopravvive come ricordo, nella quadrettatura della superficie e nella cornice irregolare, privato di ogni relazione con una figurazione dipinta di forte carattere espressionista. Filippo Tazzari rende virtuale il mosaico. Giocando sul connubio pixel tessera, l’artista realizza, in grafica tridimensionale, un mosaico visivamente illusionistico ma impossibile, perché impossibile sarebbe tagliere in tal modo materiali reali.

Due le opere in mostra del collettivo CaCO3. Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis conducono una serrata ricerca formale sull’inclinazione delle tessere e sugli andamenti, cifre stilistiche primarie della tecnica musiva bizantina e ravennate, verso esiti che allontanano il mosaico da sé stesso. Le tessere defoniscono strutture dinamiche sollevandosi progressivamente dall’orizzontalità alla verticalità.

La ricerca di Luca Barberini, condotta sulla tessera come unità significante, in una negazione della specificità del linguaggio musivo degli andamenti, ha come esito superfici costituite da icone in forme ridotte. Nell’opera in mostra le tessere adeguatamente tagliate danno vita a profili di lavoratori da upper class, in cui una sola tessera è il collo della camicia, una è la cravatta, poche di più il volto.

 

 

 

ALICIA BAUER

Intervistata da Linda Kniffitz

p38


Ho conosciuto Alicia Bauer all’undicesimo Congresso dell’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei, a Gaziantep in Turchia, nel 2008.

Mi ha colpito subito per la passione con la quale descriveva il suo lavoro di artista e per una particolarità: Alicia prepara i materiali vetrosi per il mosaico da sola.

E’ nata a Montevideo in Uruguay, dove lavora. Dopo studi di pittura, ceramica, restauro, si è appassionata all’esegesi biblica, all’iconografia bizantina e all’arte cristiana.

Ha appreso la tecnica musiva a Ravenna ai corsi del CISIM, e subito dopo si è dedicata allo studio del vetro dal punto di vista chimico, misurandosi anche con la produzione, in una vetreria specializzata. Ha approfondito le formule chimiche dei colori e la tecnica della fusione di paste vitree e smalti, di tipo romano e bizantino.

Fra le sue opere molte sculture, alcune pitture e, dal  2006 il progetto di ristrutturazione della Chiesa Nuestra Señora del Carmen la Mayor del Cordón di Montevideo Uruguay 

Ho rivolto ad Alicia alcune domande:

L.  Tu eri già un’artista, hai al tuo attivo mostre di pittura e scultura, che cosa ti ha spinto ad voler apprendere la tecnica musiva e che cosa questa conoscenza ha aggiunto alla tua poetica.

A.  La principale fonte di ispirazione di tutto il mio lavoro è la bellezza della creazione. Il mosaico è una tecnica potente, che coinvolge i nostri sensi, e quando è utilizzato in edifici religiosi, permette di  esprimere, attraverso la luce, il potere divino. San Giovanni Damasceno, il grande apologeta dell'arte cristiana ha detto: “La bellezza e il colore delle immagini stimolano la mia preghiera per dare gloria a Dio”.

L.  I materiali del mosaico: la tua ricerca di quelli naturali e la tua produzione di quelli artificiali

A. Per i miei lavori ho voluto cercare i materiali naturali, i marmi e i graniti, in tutte le cave di pietra del paese. Ho imparato a distinguere le vene, la luminosità, la possibilità di utilizzo. Per gli smalti e le paste vitree ho deciso di costruire una piccola fornace, con l’aiuto di un mastro vetraio. La manipolazione del vetro è stata una grande sfida: ho trasformato alcune materie prime con l’azione del fuoco ad alta temperatura. Ho imparato a soffiare il vetro, quindi mi sono cimentata con gli smalti e le piastre a foglia d’oro. Provando varie combinazioni di spessori di vetro con la foglia d'oro, sono riuscita a riprodurre una piastra di pasta vitrea e oro simile ai materiali antichi.

L.  Parlami del tuo lavoro nella Chiesa Nuestra Señora del Carmen la Mayor del Cordón 

A.  Dal 1805, la parrocchia di "Nuestra Señora del Carmen Cordón" è parte della storia uruguayana.
L’attuale chiesa fu ricostruita nel 1924 sulle rovine di quella precedente. La facciata e l’edificio sono ispirati allo stile romanico italiano. L'interno è a croce latina, a tre navate divise da pilastri, con una cupola.  La pala dell'altare maggiore è decorata con marmi, smalti colorati in vetro e mosaico d'oro in stile cosmatesco, di origine italiana. Dopo il Concilio Vaticano II, il presbiterio è stato portato avanti. Sotto la cupola hanno innalzato un nuovo altare. Questi cambiamenti hanno generato un nuovo ordine decorativo: si è voluto integrare il nuovo altare con l'antico presbiterio, creando un nuovo progetto iconografico. Nella parte centrale dell’abside è raffigurata una Vergine e verso di lei convergono quattro angeli.

Io ho progettato e sto realizzando gli angeli a mosaico, con tecnica diretta. Attualmente ho finito il terzo angelo e sto lavorando al quarto.

Sono figure ieratiche, frontali, le pieghe delle vesti sono stilizzate, per rimarcare la spiritualità è l’incorporeità, secondo la tradizione iconografica bizantina. Solo una piccola rotazione crea un senso di movimento, e la luce incorporea che irradia da loro, data dai materiali musivi, mette in moto  l’apparente immobilità.

 

 

 

CaCO3 o dell'iperbole dell'andamento

Daniele Torcellini,

docente di Ricerca Visiva, Accademia di Belle Arti di Ravenna

p46

CaCO3 è un collettivo di artisti che vede attivi Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis. I tre, dopo percorsi diversi, incrociano le loro strade nei laboratori della “Scuola per il Restauro del Mosaico” di Ravenna, dove condividono una esperienza formativa che diverrà, di lì a poco, chiave di volta della loro ricerca artistica. Un’esigenza espressiva legata ad un approccio analitico verso le tecniche e il linguaggio del mosaico porterà alla nascita, nel 2006, del collettivo. Il nome, CaCO3, marca chiaro il riferimento ad uno dei materiali che più caratterizza il mosaico e la loro ricerca, il carbonato di calcio, principale componente del calcare.

Il risultato del processo analitico condotto dal collettivo è una disgregazione della superficie del mosaico attraverso l’iperbole di due delle sue più specifiche caratteristiche. L’inclinazione delle tessere rispetto al piano, espediente affinato in epoca bizantina per rispondere ad esigenze di interazione con la luce incidente e impreziosire la superficie amplificandone i bagliori e i luccichii. L’andamento, caratteristica gestaltica del linguaggio del mosaico che vede la disposizione di elementi separati, tessere, nella realizzazione di dinamiche di direzione, linee.

La traduzione in mosaico di una fotografia, non casualmente scelta, di Berenice Abbott - le linee di forza generate da un campo magnetico e rese evidenti dal naturale disporsi delle limature di ferro - apre la strada verso una serrata indagine formale delle possibilità espressive derivate dall’inclinazione delle tessere.

Queste, a mimare il comportamento delle limature di ferro, tagliate nei modi dell’opus vermiculatum romano, ridotte dimensioni e forma lunga e stretta, vengono ritmicamente disposte secondo inclinazioni progressivamente crescenti, spingendosi fino alla verticalità. Movimento n. 1, nel 2007, è il risultato e il manifesto poetico del gruppo.

Di lì seguiranno numerose opere frutto di successive e calibrate sperimentazioni scientifiche, da laboratorio, sulle molteplici possibilità di modulazione delle variabili messe in campo: inclinazioni, andamenti, materiali, forme. Movimento n. 4, Movimento n. 7, l’imponente Ottagono, Movimento n. 12 e Movimento n. 14 sono alcuni dei migliori esiti espressivi.

CaCO3 muove i suoi passi dal mosaico, portando il mosaico fuori da sé stesso. Il collettivo conduce un lavoro che potrebbe dirsi chirurgico.

La tecnica del mosaico è dissezionata nei suoi elementi costitutivi, analizzati e ricomposti in soluzioni formali di autonoma valenza espressiva. I risultati ottenuti possono essere posti in naturale dialogo con quelli già della Minimal Art e, in particolare, dell’Optical Art.

La technique de la mosaïque est disséquée en ses éléments constitutifs, analysés et recomposés dans des solutions formelles de valence expressive autonome. Les résultats obtenus peuvent être mis en dialogue naturel avec ceux du Minimal Art et, en particulier, de l'Optical Art.

Nel determinare una rete di contiguità espressive, le opere del collettivo potrebbero essere idealmente collocate accanto alle esperienze pre-minimaliste di indagine di textures di Robert Ryman o Francesco Lo Savio, agli Achromes di Piero Manzoni, alle superfici di Enrico Castellani o alle dinamiche optical e fluttuanti di Julio Le Parc, Gianni Colombo e Dadamaino.

L’inclinazione e gli andamenti delle tessere si fanno cifra stilistica di primaria importanza nel definire le linee di forza e le dinamiche interne di superfici monocrome, prevalentemente costituite da tessere calcaree.

La ristretta gamma di sfumature del grigio si struttura in movimenti, rapporti di figura sfondo, ordine e disordine, disordine che si fa ordine, strutture modulate, attraverso un sapiente utilizzo ed una controllata articolazione dell’inclinazione delle tessere e degli andamenti.

Determinante è il rapporto con la luce che mette in risalto le superfici delle tessere più esposte, lascia cadere ombre di tessere su altre tessere e rende profondi gli interstizi tra tessera e tessera dove non arriva. E’ il rapporto tra la luce incidente e la disposizione delle inclinazioni che definisce le dinamiche chiaroscurali della superficie.

Se in molte opere l’organizzazione compositiva risponde ad esigenze di stretto geometrismo, semplificato, equilibrato e da regola aurea, ma sempre internamente dinamico, in altre è un immaginario organico, naturalistico e biologico ad essere da riferimento. Stormi di uccelli, microorganismi, colonie di insetti, branchi di pesci, non vi è un’esigenza di rappresentazione realistica, piuttosto quella di cogliere, di queste manifestazioni naturali, le valenze espressive astratte, per cristallizzarle in una materia inorganica, conservandone, come in un’istantanea, il movimento.

 


I mosaicisti contemporanei sul web

Il Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico, sezione del Museo d’Arte della città di Ravenna, è nato nel 2003 con lo scopo di promuovere, valorizzare e studiare le collezioni musive antiche e contemporanee, dal reperto archeologico all’opera d’arte contemporanea, dalle decorazioni parietali e pavimentali di epoca tardo antica all’oggetto di design di XX e XXI secolo.  A partire dalla data della sua fondazione il Cidm ha progettato e promosso la realizzazione di una Banca Dati Mosaico multimediale, liberamente accessibile on line, capace di rispondere in maniera efficace a diverse esigenze di approfondimento e di conoscenza. L’opera d’arte, indipendentemente dalla provenienza cronologica e geografica, indipendentemente dall’autore e dalle caratteristiche tecniche, è l’oggetto di studio principale attorno al quale ruota un’ampia e complessa mole di informazioni. Grazie all’informatizzazione di questi dati, organizzati in una griglia tematica specializzata che ne favorisce la comparazione e la facile fruizione, l’opera in mosaico entra in quel progetto diffuso di libera circolazione della conoscenza che si sta tentando di promuovere in Europa, anche attraverso l’impiego di nuove tecnologie informatiche e multimediali.
La Banca Dati Mosaicisti Contemporanei nasce in un secondo momento,  dall’esigenza di realizzare uno strumento specifico per l’indicizzazione degli artisti e dei laboratori di mosaico.
La progettazione informatica del database si è basata sull’adattamento e sulla rielaborazione del sistema precedentemente utilizzato per la banca dati mosaico, con il risultato finale di un prodotto altrettanto flessibile e di facile consultazione.
La premessa e l’obiettivo di fondo tra le due banche dati sono profondamente diversi. Se da un lato c’è l’esigenza dell’indagine scientifica, nel pieno rispetto delle tecniche e dei metodi standardizzati di catalogazione istituzionale dei beni culturali, dall’altra predomina una ragione maggiormente “commerciale” e divulgativa: la promozione e la presentazione al pubblico degli artisti che lavorano con il mosaico nel territorio nazionale e internazionale. Ovviamente questa operazione si colloca nell’ambito di un ben più ampio progetto di valorizzazione e di studio del mosaico contemporaneo che il cidm sta promuovendo attraverso l’attivazione di canali di comunicazione innovativi, l’organizzazione di convegni, di giornate di studio, di esposizioni temporanee e premi per giovani artisti. Le schede descrittive presenti in banca dati sono interamente dedicate a mosaicisti e restauratori, che hanno così l’opportunità di presentare il proprio lavoro, la propria attività, la propria galleria virtuale di opere, di mostre, di restauri.
Il Cidm mette a disposizione del variegato panorama artistico contemporaneo un proprio spazio, una vetrina on line liberamente accessibile all’utente, che può reperire contatti, informazioni, schede di opere, bibliografie cartacee e multimediali. I dati vengono pubblicati così come l’artista li ha presentati, ovviamente seguendo una griglia tematica appositamente concepita, suddivisa in paragrafi che corrispondono a differenti aree contenutistiche.
L’utente finale può gettare uno sguardo rapido ed esaustivo sul panorama della giovane generazione di mosaicisti, laboratori, atelier che operano attualmente in ambito nazionale ed internazionale. All’artista che ha desiderio di farsi conoscere anche oltre i confini del proprio territorio di appartenenza, viene messo a disposizione un prezioso strumento di divulgazione, che lo inserisce definitivamente in un ampio circuito di comunicazione e scambio di informazioni .
L’inserimento in banca dati è completamente gratuito; la flessibilità del sistema informatico garantisce il costante aggiornamento dei dati.

 L'introduzione alla Banca dati Mosaicisti, le schede di rilevazione dati e le relative norme di compilazione, unitamente all'informativa sulla privacy, possono essere scaricate sul sito del Cidm www.mosaicoravenna.it, dal quale è anche possibile accedere alle due banche dati.

 

 

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